La strada dell’olio: itinerario tra sapori e tesori dal borgo di Nicastro a Lamezia Terme

Mezzi: Bici - Province: Catanzaro

Nata nell’anno 1968 dall’unificazione dei comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia, Lamezia Terme è la terza città della Calabria per abitanti e occupa un ruolo importante come centro direzionale per l’economia del territorio, svolgendo una funzione rilevante come nodo geografico regionale per i suoi svicoli stradali, ferroviari e aeroportuali.  
Lamezia Terme recupera da un lato il nome della più antica comunità politica attestata nel territorio già in età protostorica, ossia i Lametìnoi, mentre dall’altro richiama la presenza di sorgenti di acqua termale nel corso del torrente Bagni, in località Caronte. 
Oltre ad avere con sé numerosi punti d’attrattività dal carattere storico, culturale ed architettonico, nell’area che circonda Lamezia Terme si trovano numerose aziende agricole ed oleifici che producono un prodotto che rappresenta un’eccellenza del territorio calabrese: l’olio d’oliva. In particolare, il gioiellino prodotto nelle strutture agricole è il famoso Lamezia DOC, olio protagonista che si ricava da vitigni quali il nerello mascalese, il nerello cappuccio e il greco nero.  
Nei pressi di Lamezia Terme, sorge un borgo caratteristico e degno di essere visitato ed ammirato in tutto il suo splendore: si tratta di Nicastro, una delle circoscrizioni comunali della città di Lamezia Terme. È stato un comune autonomo sino al 1968, anno dell’unificazione con Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia per la nascita del nuovo comune, del quale è il quartiere più popoloso.  
Attorno alle origini di questa città, vi è una fioritura di leggende e tradizioni ricostruite da vari studiosi. Convenzionalmente, la nascita di Nicastro è fatta risalire al dominio bizantino, entro il IX secolo. L’archeologo francese François Lenormant afferma che essa affonda le sue radici nel lontano VIII secolo. Nel 1057, i Normanni conquistarono Nicastro sotto la guida di Roberto il Guiscardo; infatti, Nicastro fu teatro di una delle rivolte dei calabresi contro i conquistatori normanni nel 1059: i nicastresi assediarono il castello uccidendo i soldati normanni lasciati di guardia. Le rivolte furono successivamente sedate e, dopo il Concordato di Melfi, nel 1059, proseguì la latinizzazione del rito religioso in tutta la Calabria. Nicastro, in particolare, fu latinizzata nel 1094 grazie all’elezione di un vescovo normanno. 
A Nicastro, inoltre, soggiornò l’Imperatore e Re Enrico VI: la sua vedova Costanza fece riparare il Castello di Nicastro durante la minore età di Federico II. E proprio sotto questo Principe, la Città raggiunse il culmine della sua prosperità. Infatti, fu Federico II, nella sua lungimiranza politica che, nel 1240, volle il riscatto della città intera. 
La storia di Nicastro passò, successivamente, dal 1595, in cui Tommaso Campanella lottò a favore del Vescovo contro gli Spagnoli, e dal 1608, dove il feudo intero venne venduto per 138.500 ducati ai D’Aquino, principi di Castiglione, che lo tennero fino al 1799, in cui Nicastro rientrò nel Regio Demanio. 
Nel 1799, Nicastro aderì al governo repubblicano di Napoli e fece sorgere nella piazza del mercato l’Albero della Libertà. Ma, all’annunzio dello sbarco del Cardinale Ruffo, la plebe, che non aveva mai visto di buon occhio i Francesi, abbatté l’albero ed insorse contro il vescovo ed altri del ceto elevato. 
Nel 1806, è ancora la plebe che partecipa all’insurrezione contro i Francesi di Giuseppe Buonaparte e, successivamente di Murat, in favore dei Borboni. Ma, nel 1848, è la parte più eletta della cittadinanza che partecipa ai moti insurrezionali contro i Borboni, specie ad opera di Francesco Stocco che riportò l’unico successo della infelice rivoluzione calabrese. E nel 1860, proprio Francesco Stocco fu a capitanare le schiere vittoriose delle Camicie Rosse Calabresi accorse a liberare il Regno di Napoli dal giogo Borbonico. 
La sua storia, rende il borgo di Nicastro un tesoro di storia, con architetture provenienti dai periodi caratterizzanti della piccola cittadina. Ma, dal punto di vista naturalistico, Nicastro è anche attraversato da vaste aree di uliveti che rendono ancor di più il territorio calabrese una vera e propria Città dell’Olio, prodotto rinomato e pregiato che rappresenta un fiore all’occhiello dell’economia della zona. 
L’itinerario proposto ha come intento quello di far conoscere al visitatore, attraverso una gradevole pedalata in bicicletta, le profonde radici del territorio calabrese e tutte le sue sfumature: dai sapori tipici, esaltati dal buon olio d’oliva, alla storia che circonda le tradizioni del posto. Tutto ciò, sarà possibile scoprirlo ed ammirarlo grazie ad un percorso che inizierà dal borgo di Niguarda, con sguardi sulla Chiesa Veterana, Antico Mulino delle Fate, Castello Normanno-Svevo e Museo Archeologico Lametino. Successivamente, con una passeggiata ricca di cultura e storia, si attraverserà la città di Lamezia Terme, scoprendone le sue radici e le sue tipicità. Qui, l’itinerario si concluderà sfociando in una visita guidata [su prenotazione anticipata] presso l’Agenzia Agricola De Lorenzo &C, in Contrada Feudo Nicotera (località angillitto), vivendo un’esperienza alla scoperta dei segreti del vero protagonista: il gustoso olio d’oliva calabrese. 

Contenuto/i principali: storico, paesaggistico, naturalistico, architettonico 
Mezzi: in bici
Durata itinerario: 3 ore 
Indicazioni:
– Tipo escursione: sola andata 
– Difficoltà: facile 
– Lunghezza: 9km 
– Dislivello: 9m salita, 285m discesa 

Tappe itinerario
1. Partenza: Chiesa della Veterana (Via Sila 35, Nicastro).
La chiesa della Veterana di Nicastro è la chiesa filiale della parrocchia di Santo Teodoro, chiamata “della Veterana” perché ritenuta la più antica della città. Dopo i restauri, la chiesa misura metri 15 in profondità e metri 9 di larghezza. Al suo interno, si può ammirare una tela raffigurante la Madonna, con ai lati San Domenico e Sant’Eligio, dal popolo chiamato Sant’Aloi, protettore degli asini. Ancora, si conserva sistemata al soffitto della chiesa una buona pittura; al di sopra dell’altare barocco, fatiscente e in gran parte andato a male, c’era una Pala raffigurante la Madonna delle Grazie con San luca e Santo Stefano. 

2. Tappa 1: Antico Mulino delle Fate – Nicastro 1727 (Via Serra 12, Nicastro).
L’Antico Mulino delle Fate è un luogo incantato che sembra provenire da un’altra epoca, permettendo al visitatore di effettuare un viaggio indietro nel tempo. 
Esso ha una lunga e ricca storia che risale a secoli fa: secondo la leggenda, il mulino fu costruito da un gruppo di fate che vivevano nella zona circostante. Queste fate erano note per la loro abilità di creare oggetti magici e, si dice, che il mulino fosse il loro luogo di lavoro. Il mulino era alimentato dalla magia delle fate e produceva farina ed altri prodotti magici che venivano venduti alle persone del villaggio vicino. Il mulino era un luogo molto importante nella cultura e nelle tradizioni locali. Si diceva, infatti, che le fate fossero le custodi del mulino e che nessuno poteva entrarvi senza il loro permesso. Inoltre, si credeva che il mulino avesse il potere di donare la fortuna e la prosperità a chiunque lo visitasse. Per questo motivo, molte persone si recavano all’Antico Mulino delle Fate per chiedere il favore delle fate. L’Antico Mulino delle Fate è noto per la sua architettura unica e affascinante, costruito interamente in pietra e legno e sembra fondersi perfettamente con l’ambiente naturale circostante. La ruota del mulino è alimentata da un corso d’acqua cristallino che scorre nelle vicinanze e l’interno del mulino è altrettanto affascinante, con macchinari antichi ed oggetti magici che si possono ammirare. 

3. Tappa 2: Castello Normanno-Svevo di Nicastro (Via Marte, Nicastro).
Il Castello Normanno-Svevo di Nicastro ha sempre esercitato un’attrattiva particolare per i molti viaggiatori stranieri che dal 1700 in poi hanno visitato la Calabria. Storia e mito, attrattiva e paura si sono sempre mescolate intorno a questo maniero, avvolgendolo in un alone di mistero. Specialmente dopo il rovinoso terremoto del 1638, che abbatté il castello seppellendo sotto le macerie il feudatario principe Cesare d’Aquino, sono sorte tante suggestive leggende come quella della tana delle fate, quella della chioccia e i pulcini d’oro e, soprattutto, quella del paggio e della principessa: secondo la tradizione, quando cala la notte, le fate escono dalle grotte di cui sono piene le sponde del torrente Canne e si aggirano intorno ai ruderi del castello e tra gli stretti vicoli, percorrendo poi il corso del torrente per raccogliere fiori, bacche e miele. La storia del castello ha molti punti di riferimento con Federico II che, avendo ereditato per via della madre Costanza d’Altavilla tutti i beni dei Normanni, provvide subito a riscattare la città di Nicastro dalla feudalità benedettina che possedeva la metà della città, incluso il castello, dando in cambio all’abate dell’abbazia di Sant’Eufemia la terra di Nocera ed il casale di Aprigliano.  

4. Tappa 3: Museo Archeologico Lametino (Piazzetta San Domenico, Nicastro).
Il Museo è situato nel complesso Monumentale del San Domenico a Lamezia Terme, nell’antico Convento dei Padri Domenicani. Il Museo accoglie numerosi reperti rinvenuti in diversi siti della piana lametina ed è organizzato in tre sezioni (Preistorica, Classica e Medievale) attraverso le quali è possibile seguire le dinamiche storiche del territorio dal Paleolitico sino all’età tardo-medievale. 

5. Arrivo: Azienda Agricola De Lorenzo & C. (Contrada Feudo Nicotera, Località Angillitto, Lamezia Terme).
Società Agricola Calabrese, gestita sin dal 1951 dal Prof. Giuseppe De Lorenzo, diventata nel 1974 l’Azienda Agricola De Lorenzo & C. L’Azienda, con il suo centro produttivo, si estende per più di 90 ettari nei territori della Piana di Lamezia Terme inclusi nell’area a Denominazione di Origine Protetta Dop “Lametia”. 
Si tratta di un’area particolarmente adatta alla coltivazione dell’ulivo, per le sue condizioni fisico-chimiche del terreno e per le condizioni climatiche, ma in particolare per la presenza della cultivar “Carolea”, tipica del territorio calabrese.  
L’olio extra vergine di oliva ottenuto denominato “I Tesori del Sole” (DOP Lametia), è un olio a bassa acidità, rigorosamente “estratto a freddo” ed è ideale per i condimenti a crudo su tutti i piatti della cucina mediterranea. Il colore è verde-giallo dorato intenso, all’olfatto si apre complesso ed elegante, dotato di netti sentori verdi di erbe fresche di campo e sottili note di pomodoro e mela; al gusto invece è equilibrato nell’amaro e nel piccante, che chiudono in mandorla. 

Consigli utili: Casco e protezioni per biciclette (possibilmente mountain bike), pranzo al sacco, vestiario di ricambio, un buon rifornimento d’acqua. 
Il centro aziendale De Lorenzo &C è facilmente raggiungibile, poiché ubicato a 2 km dall’uscita dell’autostrada A3 SA-RC, dalla stazione ferroviaria e dall’aeroporto Internazionale di Lamezia Terme. È possibile prenotare delle visite guidate o degli assaggi enogastronomici contattando preventivamente al numero 0968 51065 (sito web: https://www.tesoridelsole.it/olio-extra-vergine-azienda-delorenzo/). 

Il Castello Normanno-Svevo

Dettaglio
L’Antico Mulino delle Fate

Dettaglio

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